Luisa via Roma, la valigia e le domeniche di Giugno.

Tiro fuori il borsone e l' odore di cuoio. E penso "no, non mi avrete mai voi e i vostri trolley, che piuttosto mi spezzo la schiena".

Poche ore e vorrei non dimenticare nulla. 

Ma più ci provo e più penso che sarà impossibile. Perché per citare una mia amica "l'indispensabile non va nel bagaglio a mano" e io di sta cosa potrei scrivere un libro.
Mi ritrovo a fissare il borsone di cui sopra. E i millemila post -it che ho sparpagliato su tutti i cassetti del mio cassettone. Devo dire anche in modo decisamente artistico accompagnati dalle tre liste di ipotetici capi da mettere dentro che fanno su e giù dalla scrivania al tappeto. Incomplete, ovviamente. 
Tanto lo so che poi mi accorgerò di aver scordato qualcosa appena mi sistemo in treno.
Faccio un respiro profondo e inizio. E ovviamente seleziono i capi "assolutamente essenziali" (tutti. diavolo tutti?!?!) Scarto gli outfit meno pratici, perché al di là della serata un giro tra palazzi vecchi, basoli e ponti vorrei farlo, per cui ballerine "mode on" almeno per una parte (Ma le metto dopo, si le metto dopo, che mi devono riempire i lati del borsone mica posso piazzarle sul fondo?!) 
Prendo il blazer. Quello nero, che quando non sai a che santo votarti per trovare qualcosa da mettere, e devi passare da glamour a sport-chic, è lui che ti corre incontro sentendoti gridare aiuto. 
Poi i pantaloni. Sdruciti quanto basta da essere mettibili e al passo col tema della serata: "grunge glam". Che, a dirla tutta, a me si addice più o meno quanto il brufolo al primo appuntamento. Ecco così. Però è il "dress code" e voglia Dio, io lo rispetterò con tutta me stessa. 
Parola d'ordine poi, è borchie. E cerco anche in questo caso di invadere tutti gli spazi (pochi) rimasti nel mio borsone tra i completini intimi e la sottanina di seta nera. 
Qualche canotta. E punto sugli accessori. Che poi è là tutta la chiave della valigia. Non lascerò a casa le mie borse (almeno due, tra cui una clutch) nè tanto meno i gioielli, e le perle. 
Trucco. Tanto trucco. E ciglia finte. Perché io, senza, non vado da nessuna parte. E perché se lo "sbattito di ciglia" fosse disciplina sportiva, io sarei imbattibile. 

Coco Mademoiselle in borsa. Assieme al rossetto rosso, alla mia Nikon e al mio inseparabile caricabatterie dell'Iphone.

Un paio di tacchi alti scelti a posta per il party di Luisa via Roma, e Firenze4ever già mi aspetta.

Trenitalia domani sii buona con me, Firenze arrivo.