1.10.12

Primo Ottobre


L’anno scorso ho passato i giorni precedenti il primo ottobre cantando di continuo “autunno, dolciastro autunno”, crogiolandomi tra stoffe damascate che pensavo di scegliere per le tende e diverse fotografie di epoche lontane. Leggendo e ingannando il tempo tra le pagine bianche di un libro. Probabilmente in modo giusto, intonato al copione perfetto della “cantantessa” in una delle sue migliori performances.
Sognavo le torte fatte in casa, i primi calzettoni per sentirmi libera di girare a piedi nudi ai primi freddi, progettavo il mio spostamento in una città nuova in cerca di lavoro. Con un’amica, che poi  è stata una sorella. Scandivo per qualche tempo le mie giornate con la passeggiatina del mio cane, l’ora di nuoto e libertà in piscina, le felpe di cotone e tanta tanta musica pop da ascoltare e da fare, soprattutto.

Sognavo i primi grandi maglioni color cipria della nuova stagione mentre fuori, come quest’anno faceva ancora caldo. Preparavo la sottoveste di seta, la stola fatta su misura e diversi strati di tulle come gonna, in attesa del giorno più importante di una cara amica.

Il primo ottobre l’anno scorso è stato un giorno chiaro.Caldo e dalla luce dolce. Il pomeriggio è stato solenne e ricco. Emozionante tanto da farmi temere lo sciogliersi del mascara, gioioso nei visi e pieno di speranze nei cuori.
I miei ricordi viaggiano dai panorami di Napoli ai sesti acuti di Santa Chiara attraverso due cuoricini bianchi di ceramica come segnaposto, una fetta di crostata alla frutta difesa a costo della vita, qualche libertà di un bicchiere in più di bollicine e un maldestro invito per prendere parte a un caffè l’indomani.
Tutto bellissimo.

A distanza di un anno m’è cambiato il mondo, ho ridimensionato le prospettive allargandole verso la vita che mi piace vivere, ho avuto amore e sto per diventare zia.
E c'è ancora quella latente sensazione che eri tu, quell’ autunno dolciastro, eri tu. 






Lentamente tra una pagina e l'altra di un libro qualunque ingannavo l'attesa 
già settembre poche voci distanti e un autunno distratto al di là dei vetri 

quasi speravo che non arrivassi più 
quasi credevo che non mi mancassi eppure stavo aspettando Distrarsi sembrava piuttosto facile credevo di sopportare la tua indifferenza cercando pretesti e rimedi inutili 
eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro


Freddamente valutavo i miei limiti i gesti avventati le frequenti rinunce era tardi mi bruciavano gli occhi fissavo il soffitto,il mio letto disfatto quasi speravo che non arrivassi più quasi credevo che non mi mancassi eppure stavo aspettando 
Distrarsi sembrava piuttosto facile credevo di sopportare la tua indifferenza 

cercando pretesti e rimedi inutili credevo di soffocare la mia insofferenza
eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro eri tu