4.7.12

Confessioni ad un estraneo.





Confessioni ad un estraneo.

Se ci si pensi, ci si intende appena. Conosco la tua storia, le tue origini, le tue fortune e quel po’ di rogne che ti porti dietro. E tu lo stesso di me. E’ troppo poco. Stiamo insieme da quasi 7 lustri e ci si parla a stento. 

Ma la mattina ci salutiamo? Non me lo ricordo più. 
So che prima di connettere prendo il caffè, vedo se ci sei e so che prima di addormentarci ci sussurriamo qualcosa. 
Ieri, per esempio, mi hai detto che ci stanno aspettando. Ma chi? E perché?… Mi fai ridere. 
Così sicuro, così impettito, così a scanso di equivoci. Mi fai ridere perché è un vestito che non ti si addice. 
Ci ha anche fatto perdere delle amicizie e qualche scelta importante. Non ti si addice, sei ridicolo, ma a volte ci vuole. 
In questo siamo troppo diversi: io penso al tempo e tu pensi che è il tempo.


E io, ridendo, lo sai, ti seguo. Andiamo avanti. Ci vediamo stanotte, lì dove sappiamo noi.


Il sole può nascondersi quanto vuole. E’sgamato, e prima o poi dovrà uscire fuori.



























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