Confessioni ad un estraneo.
Se ci si pensi, ci si intende appena. Conosco la tua storia, le tue origini, le tue fortune e quel po’ di rogne che ti porti dietro. E tu lo stesso di me. E’ troppo poco. Stiamo insieme da quasi 7 lustri e ci si parla a stento.
Ma la mattina ci salutiamo? Non me lo ricordo più.
So che prima di connettere prendo il caffè, vedo se ci sei e so che prima di addormentarci ci sussurriamo qualcosa.
Ieri, per esempio, mi hai detto che ci stanno aspettando. Ma chi? E perché?… Mi fai ridere.
Così sicuro, così impettito, così a scanso di equivoci. Mi fai ridere perché è un vestito che non ti si addice.
Ci ha anche fatto perdere delle amicizie e qualche scelta importante. Non ti si addice, sei ridicolo, ma a volte ci vuole.
In questo siamo troppo diversi: io penso al tempo e tu pensi che è il tempo.
E io, ridendo, lo sai, ti seguo. Andiamo avanti. Ci vediamo stanotte, lì dove sappiamo noi.
Il sole può nascondersi quanto vuole. E’sgamato, e prima o poi dovrà uscire fuori.
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